………Prima, debolmente, a metà mattina. Poi, nel primissimo pomeriggio, il rombo di una tremenda scossa, con una magnitudo oggi misurabie in 7,4 gradi. Secondo la tesi attualmente più accreditata, l’epicentro è al largo della costa fra Augusta e Catania, a circa 20 chilometri di profondità lungo la scarpata ibleo-maltese. La gente a terra, terrorizzata, scappa verso il mare, ma viene investita da un devastante tsunami. Un disastro: e il più grave terremoto storicamente registrato in Italia. E’ ancora possibile a Noto farsene un’idea salendo ai resti di Noto Antica, devastata al punto da essere considerata irrimediabilmente perduta. Completamente abbandonata fra gli uliveti e i campi di grano, somiglia più a una pietraia che a un campo di rovine. La nuova città, destinata a diventare il gioiello del barocco locale, verrà rifondata ad alcuni chilometri di distanza. Una massima (magari discutibile) invita a considerare una crisi come un’opportunità; Se si dovesse scegliere una situazione per dimostrarlo, forse si potrebbe proprio ricordare quel lontano gennaio 1693 e quello che è successo negli anni successivi.Basti dire che l’Unesco ha inserito nella Lista i centri storici di otto comuni Siciliani dell’area Etnea Sud Orientale (Noto, Catania, Modica Palazzolo Acreide, Militello in Val di Catania, Scicli Ragusa, e Caltagirone, tutti ampiamente restaurati e o addirittura costruiti ex novo dopo il terremoto e caratterizzati da una fantasiosa architettura barocca, è la stagione del tardobarocco Siciliano, nato anche come forma di reazione psicologica, che si esprime attraverso un esauribile produzione di mensole e statue, balconi e balaustre, colonne e pinnacoli, fastigi e portali, e cupole, portici e paramenti a bugnato, stemmi scolpiti e corone nobiliari, scalinate e volute. Questa architettura mossa, variata, chiaroscurale, popolata da una folla di statue che pare voler risarcire con figure di pietra di tante vittime umane del sisma, viene per altro distesa sul pentagramma di un tracciato viario regolare, elegatemente ortogonale, quasi a fare riemergere dalle profondità della storia la memoria dell’ubanistica greca. nell’immagine potete vedere, palazzo Ducezio, sede del Comune, Progettato da Sinatra, ha una facciata convessa con venti arcate: il primo piano fu aggiunto nella prima metà del Novecento. Allo stesso autore a è attribuita la chiesa di Montevergini (sotto). che chiude via Nicolaci (dal nome deil’edificio a sinistra nella toto, con i suoi elaborati balconi). San Francesco e la torre del monastero del le edifici sacri.
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