Sette facce e sette panorami e un mito
IL NOME Il toponimo sembra derivare dalla pianta del sambuco (savucu in dialetto) che un tempo proliferava spontanea nella zona. Un ramoscello di sambuco è raffigurato nello stemma medievale del paese.
Camminando su blocchi di pietra lavica, per capire il mistero di questo posto basta alzare lo sguardo verso ciò che resta del castello dei Pentefur, i mitici fondatori di Savoca, una comunità forse d’origine fenicia che si stanziò, in epoca imprecisata, sul colle che ancora ne porta il nome. S’intuisce che le pietre millenarie, i conventi, le piante, il vento, il mutevole paesaggio, persino il silenzio e i morti imbalsamati nelle catacombe, hanno una voce: raccontano storie affascinanti che emergono dal polveroso passato. Come quella dell’origine normanno-saracena del borgo, che non prenderebbe nome dalla pianta di sambuco-come credono i più- ma dall’arabo sabak, che significa unire, perché i saraceni avrebbero riunito in un unico mandamento i castelli della zona. Comunque sia, aveva ragione Leonardo Sciascia a dar credito al detto popolare secondo cui Savoca ha sette facce: Supra na rocca Sauca sta, sette facci sempre fa. Infatti, da qualsiasi parte si guardi, l’orizzonte offre scenari sempre nuovi: dall’azzurro del mar Ionio all’aspra costa calabra, dai verdi monti Peloritani all’Etna maestoso, dalle cisterne scavate nella roccia alle case separate da strapiombi dove attecchiscono il cappero e la ginestra. Sette panorami, potremmo dire, tutti diversi.
Nel 1962 Leonardo Sciascia descrisse un centro storico in rovina. Oggi il borgo ci accoglie con le strade lastricate con blocchi di basalto di pietra lavica,le case restaurate con i tetti di coppi siciliani, gli eleganti prospetti che propongono i colori dell’antica Savoca. Ruderi, i veicoli e cisterne scavate nella roccia conferiscono al luogo un fascino particolare, tanto più che è dominato dal
Cosa vedere a Savoca il “Castello Pentefur”
Castello Pentefur
Castello Pentefur, forse costruito dagli arabi e poi ampliato dai normanni, ma che porta anche l’eco dei misteriosi fondatori aborigeni.
Dalla trecentesca porta della città, costituita da un arco a sesto acuto in pietra locale, si accede al centro storico, dove subito s’incontrano l’antico Municipio e
il palazzo Archimandritale, di cui rimangono poche vestigia. Qui vicino si trovava la sinagoga ebraica, documentata fino al 1470.Il più importante monumento di Savoca è la Chiesa Madre del XII secolo, alla cui giurisdizione erano soggette tutte le altre chiese, urbane e rurali, del territorio. Nei suoi sotterranei si mummificavano i cadaveri e ancora oggi esistono i locali in cui si praticava l’empirico procedimento. Qui c’era la cattedra dell’Archimandrita: sul soglio ligneo è effigiato lo stemma archimandritale. Recentemente sono affiorati affreschi murali tardo-medievali riconducibili all’icografia bizantina. I resti mortali dei notabili locali, dei patrizi e degli abati, vestiti con abiti del primo Ottocento, sono visibili nelle ricchie della cripta del convento dei Cappuccini, fondato nel 1574. Da visitare infine il monte Calvario, antico eremo che nel 1736 i gesuti trasformarono in chiesa.
Cosa vedere a Savoca la “Chiesa di San Michele”
La Chiesa di San Michele, di epoca anteriore al 1250, era anche il luogo di culto del castello. Sul prospetto spiccano due bellissimi portali in stile gotico-siculo con archi in pietra arenaria.
La Chiesa di San Nicolò, impropriamente detta di Santa Lucia poiché custodisce la statua della patrona di Savoca, risale all’inizio del XII secolo ed è costruita su un massiccio spuntone di roccia. E’ stata uno dei famosi set del Padrino insieme al Bar Vitelli, ospitato a palazzo Trimarchi, edificio di architettura settecentesca.
Accanto alla Chiesa Madre si nota una costruzione tardomedievale con finestra a bifora cinquecentesca. Immancabile la visita alle catacombe, dove fino al 1876 si mummificavano i cadaveri.
…tra le cose da vedere non possono mancare le super star di
Savoca
Bar vitelli
La nascita di un mito
I Piaceri del borgo di Savoca
Le tagliatelle di pasta fresca fatte a mano, condite con finocchietto delvatico e ragù di maiale, sono la prima delizia che offre Savoca.
Solo qui, la famosa, granita siciliana al limone è servita con la zuccarata, il biscotto locale.
Passione di Cristo, domenica delle Palme e vigilia di Pasqua: rappresentazione vivente della Passione nell’incantevole scenario del Monte Calvario; un